PREMIO LETTERARIO PANCHINA

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Last call
Marinella Lombardi


Lucrezia ha un problema.

E chi non ha problemi?
È vero, ma il suo è un problema davvero speciale.
Lucrezia è una poetessa, una fascinatrice intellettuale.
Capelli castani ondulati, sciolti fino alla vita, gonna attillata al ginocchio, calze vela. Per solleticare il desiderio maschile le armi non le mancano. Ma come apre bocca…

Quindi?
Una valanga di numeri, date, connessioni cronologiche e incipit di poesie (qualcuna delle sue, che Lucrezia adora mettere in bocca agli illustri estinti). In sintesi: un disastro! Tutti gli uomini in fuga!

Si spieghi meglio.
Degli sventurati, qualcuno se la ride, qualcun altro sgrana gli occhi, altri ancora si rifugiano in grembo a un’enciclopedia…

Un esempio?
A un aitante romano additò la coincidenza inusitata di esser nato cento anni tondi tondi dopo Luigi Pirandello (stesso giorno e stesso mese!). A un baldo ammiratore suggerì di desistere da letture proditorie, perché prossimo al compimento di età che vide suicida Cesare Pavese.

Narcisismo o sottile vena sadica?
Lucrezia è sincera, nessun compiacimento in lei. Inconsciamente, vorrebbe sopravvivere a se stessa, alla morte, e per questo incatena il presente alla carta, con la scrittura, e disquisisce di ombre, con chi ancora respira.
Lucrezia, però, è anche carne e certe “manutenzioni” i morti non possono garantirle. Inoltre, la poetessa vorrebbe una famiglia numerosa: marito e tre pargoli paffuti e giocosi!

Esigenza legittima ma…
Ma il tempo incalza, gli anni volano via lesti e aridi di carezze e amplessi; e tutte le donne sono soggette a una naturale scadenza biologica! E più son belle, come dire?, più la scadenza è ravvicinata!

E dove mai lo scoverà, un cavaliere?
Eccolo qui! IO, proprio IO, il predestinato. Il fortunato. Arturo, nickname “Otto”. Come la potenza cubica di 2. Al suo cospetto, Professore illustrissimo. Lucrezia l’ho conosciuta in Facebook. Da un paio di settimane la seguo. Tutte le sere. La sua ombra alla finestra, china sulla sedia. Si firma Lucrezia, una “rete di luce” (lux retiaque). Una gabbia luminosa son le sue parole e in quelle mi dissolvo. Lucrezia è riuscita a confidarsi, con me: paure, sogni, paturnie femminili. Emozioni nuove per nuove poesie. Che, regolarmente, mi invia. E io non faccio nulla, se non riflettere e amplificare i suoi stati d’animo. Così, finalmente, ho capito che io, proprio io, potevo essere la sua “chiamata”. Last call.

Ma lei è un pazzo!
Io? Che dice. Sono sanissimo! Il tempo è malato, il tempo incalza tutti noi! Fermo, non si muova, Professore, lo vede questo? Mi ascolti. Sono qui perché ho bisogno disperatamente di una poesia. Per il nostro primo appuntamento. Fra un’ora!


“E come l’alba
nei tuoi occhi scorgo,
in un attimo del mondo
il segreto colgo…”


Un raggio di luce illumina la lama di un pugnale, mentre dita leggère danzano sulla superficie scabrosa di un foglio di carta.


 


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