PREMIO LETTERARIO PANCHINA

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123 pp. - 12 euro


EDIZIONE 2010
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Viaggi senza vini

di Giorgio Pirazzini

Il timoniere notturno Baltasar Mateus partì a bordo della Trinidad da Lisbona nel settembre 1519, lo stesso mese di Magellano ma con il tragitto opposto, la più tradizionale circumnavigazione dell’Africa fino alle Indie Occidentali.

Baltasar aveva una logorante passione per i liquidi, che fossero mari salati o vini pregiati. I mari li cavalcava, i vini se li faceva spedire con il suo magrissimo stipendio dalla Borgogna, dalla Provenza, dal Veneto, dall’Alsazia oppure li coltivava nel natio Alentejo. Passava ore a ispezionare le selezioni di uva o le botti e nella sua piccola casa nel deserto portoghese si dedicava a scoprire l’anima nascosta dei suoi vini. Non scrisse mai un trattato perché non sapeva scrivere.

L’ammiraglio della Trinidad non avrebbe condiviso una passione così profonda ma non era importante, visto che non ne era a conoscenza. Baltasar nascondeva poche bottiglie nel suo bagaglio, pronto ad annusarle nell’oscurità. Indifferente all’ossigeno che le rovinava una volta aperte, passava notti intere a reggere il timone con accanto una bottiglia nascosta da un sacco e concedendosi solo un sorso ogni notte.

La sera del 14 dicembre 1519, solo 3 giorni prima del suo compleanno, incuriositi dal tintinnio proveniente da sotto il suo letto, altri marinai svelarono il suo tesoro e brindarono alla scoperta. Mentre Baltasar reggeva il timone verso Luanda, nelle cabine abbozzava una festa con appena 7 bottiglie per 42 marinai. Nemmeno il tempo di bagnarsi le labbra.

Baltasar Mateus non se ne accorse che la mattina seguente. I primi minuti furono di panico, l’ora seguente di furore e la giornata trascorse in disperazione ad annusare irrequieto i tappi lasciati sul pavimento. L’espressione del suo viso diventava una smorfia man mano che il suo naso si sforzava di afferrare tutte le sfaccettature degli odori e la lingua si insinuava nei colli delle bottiglie per riconquistare le ultime sensazioni rimaste. Non covò vendetta perché non era un uomo bellicoso e lo sapeva guardando le cicatrici degli altri.

Gli ci volle una settimana per non impazzire, per guidare il suo spirito oltre la dipendenza dai sapori e dai profumi ma fallì miseramente. All’ottavo giorno non parlava più, la notte reggeva inerzialmente il timone ed ebbe inizio la sua pura follia. Cominciò a ricercare i profumi dei suoi vini nel mondo che lo circondava. I suoi compagni lo trovarono più volte carponi nella stiva, con il volto contro il legno per riappropriarsi dei profumi dei vini della Provenza. Rubava le cinture di cuoio per ricordarsi del Cabernet veneto e infilava la testa nei sacchi vuoti di spezie dolci che gli restituivano il ricordo dei bianchi alsaziani.

La notte di Natale attraccarono a Luanda. Baltasar scomparve per due giorni: impossibile da rintracciare, fu dato ormai per disperso. Ricomparve dopo avere addentato manghi acerbi per risentire l’astringenza dei tannini e avere cercato invano menta e rosmarino negli orti dei colonizzatori portoghesi.

Alla fine di gennaio l’ammiraglio si convinse che gli spiriti maligni dell’Africa avevano posseduto il suo timoniere che trovava sempre più spesso faccia al suolo a leccare il legno sapido dalla salsedine e decise di finire la sua sofferenza come si confà ad ammutinati ed indemoniati, buttandolo fuori bordo. Quando Baltasar si accorse che stava per morire di stenti in mare simulò senno e orientamento ma tutti avevano ormai troppa paura dei folli per permettergli di tornare in Europa.

Fu gettato fuori bordo il 15 gennaio 1520, non lontano da St. Helena Bay e qualcuno dell’equipaggio pensò che se Baltasar ha abbastanza forza nell’animo e nelle braccia, forse ha guadagnato la riva a nuoto. E magari ha trovato anche delle radici di vigna laggiù, chi lo sa.

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