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Una
promessa della giovane fisica italiana
di Imma
Di Nardo
Maschio
Bianco
Caucasico
Ventisei anni di età
Una promessa della Giovane Fisica Italiana
Completamente devastato dai Tic
Questi mi assalgono, variegati e solleciti, declinandosi nelle loro
diverse manifestazioni: uno strabuzzare incessante degli occhi; un tendere
a scatti il collo in giro, come annusando l’aria; quell’indice
della sinistra che tortura un’incolpevole ciocca.
Ma devo rassicurarvi: non rientro tra gli idiot savant così immersi
nelle loro elucubrazioni da spingersi fuori casa con le scarpe spaiate.
Né posseggo lo sconfinato talento e la totale dissociazione di
un genio matematico come John Nash.
Inoltre tali tic, per quanto imbarazzanti e numerosi, si manifestano
solo in presenza di una determinata categoria di persone. Nel resto
del tempo e con la restante parte del genere umano io godo di una perfetta
normalità.
Non credendo nella psicanalisi non posso affermare di essere afflitto
da turbe sessuali. Anche se chi avanzasse tale ipotesi avrebbe gioco
facile: sono infatti le donne a procurarmi questo tormento.
Ma non la categoria in quanto tale, bensì un preciso segmento
di essa. Non necessariamente accompagnato dal vero imperativo categorico
di questi nostri tempi: il binomio bellezza/giovinezza. L’alchimia
che mi spinge come un magnete verso queste donne, è tutta in
una loro caratteristica.
La meno appariscente e celebrata tra gli stimoli erotici: la Voce. Un
particolare tipo di voce. E non so mai da quale gola scaturirà
quella voce cristallina eppure roca, ridente ma grave, avvolgente e
distante che arriverà e mi trafiggerà, dritto al cuore
e certo sotto l’ombelico.
Ma è del tutto irrazionale scervellarmi sulle origini del problema.
No, io non dimentico, mai, di essere uno scienziato.
So quindi che per ogni problema esiste, deve esistere una soluzione.
Si tratta solo di cercarla con metodo e passione.
Dopo lunghe riflessioni ho così stabilito che nella prima fase,
quella di avvicinamento, dovevo provare a familiarizzare con queste
voci svincolandole dai corpi.
Non correte subito alla trivialità di un telefono a luci rosse.
Tale soluzione non mi ha mai provocato né fremiti né invasioni
di tic. Già sperimentata, è evidente.
Nel mio pianificato processo di accostamento progressivo alla donna
nella sua interezza ho optato quindi per una voce femminile, con quelle
caratteristiche, che fosse in grado di dirmi l’ora o di avvisarmi
del numero di telefonate ricevute.
Una sveglia parlante è cosa ormai comune, più difficile
trovarla col timbro confacente, ma si trova.
Ancora più arduo una segreteria telefonica non asettica ma…lo
sapete vero, che in Italia esiste la migliore scuola di doppiatori?
E non si occupano solo di film e pubblicità.
Certo, andava meglio. Mi abituavo sempre più ad ascoltare
una donna, ma mancava ancora qualcosa: una possibilità di interazione.
L’illuminazione è arrivata domenica scorsa, quando Alberto
è passato a prendermi per farmi provare la sua nuova auto. Un’Alfa
MiTo rossa fiammante, zeppa dei congegni tecnologici per i quali impazzisce.
–E non poteva mancare – mi ha illustrato compiaciuto –
questo: l’ultimo modello di navigatore satellitare, schermo a
colori e, per non distogliere l’attenzione dalla strada, parlante
–
Il mio amico imposta i dati per arrivare nel paese vicino e una delle
voci femminili più soavi che mai mi capiterà di ascoltare
ci ha deliziato per nove km, avvertendoci di:
–Svoltare a sinistra tra cento metri, alla rotonda la seconda
a destra, percorrere per trenta metri la via Verdi–
Quando poi, con tono risoluto, ha incitato più volte Alberto,
fermo al semaforo, a:–svoltare alla seconda a destra –
E lui d’istinto le ha risposto: –Un attimo, dammi il tempo!–
come a tacitare una giovane moglie petulante, ho capito che le mie preghiere
erano state esaudite.
Sarebbe stata LEI la mia nuova, provvisoria, compagna di assuefazione.
In attesa di esaudire il mio desiderio più grande:
sprofondare in una donna, occupato solo a farci l’amore e non
a tenere a freno le legioni dei miei tic.
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