PREMIO LETTERARIO PANCHINA

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Passim, premio panchina

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123 pp. - 12 euro


EDIZIONE 2010
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To steki

di Gabriella Stefani

Noi quattro, a cena dal Greco nel quartiere universitario. Ci vediamo quando è possibile, quando le circostanze lo concedono.
Oddìo, per la verità le circostanze stavolta non sono tanto favorevoli, la mamma di Costanza è ricoverata al S.Orsola così lei ha lasciato il suo incantevole eden di Fiesole per qualche giorno. Leonarda, la sua amica storica, siede di fronte a me.
Siamo un bel tavolo menopausa, un po diverso dai soliti, non troppo truccate né ingioiellate, fatta salva la vistosa collana d'ordinanza della categoria, Attilia è ancora in attività, ma per spirito di corpo la includo nel consesso.
Si, siamo belle, non c'è dubbio, ben condite, allegre e peperine. Ognuna di noi ha la sua storia a tracolla, ma non la ostenta, non ne fa una bandiera, le nostre serate sono una trina di delicata tolleranza, di miti suggerimenti, caute domande ed educate risposte. A volte si ride a volte ci si commuove, niente di straordinario, piccole cene fra amiche, non si fanno graduatorie, non c'è una classifica di sfighe. Quando ci sono, le sfighe, aleggiano leggere, come un tulle sottilissimo che passa fra uno sguardo e l'altro.
Facile.
Facile?
Si parla di Iolanda, che dopo vent'anni di fidanzamento è stata messa in aspettativa dal Promesso senza tanti complimenti. Il silenzio totale è piombato fra di loro come un colpo di mannaia, lui tace con tanto accanimento che è come se urlasse. Un proclama in piena regola.
Iolanda, vicina alla sessantina, si ritrova sola con figlio a carico, sul ciglio della aborrita vecchiaia combattuta strenuamente a colpi di filler.
L'abbandono corrisponde al crollo delle certezze, alla demolizione delle speranze, la catastrofe sentimentale. Schiaffeggiata dalla realtà, non c'è da stupirsi, mi pare, se Iolanda si attacca all'ormai ex-fidanzato, ora minacciando, ora digitando sul senso di colpa, ora fraternizzando col nemico. Ma i risultati, ahimè, sono molto, molto modesti.
Una storia ordinaria insomma...
Il commento di Leonarda è sì clemente, ma pure severo, un po come è lei, generosa ma retta, afflitta da un insopprimibile senso del dovere. Non riesce a condannarla, ovvio, le vuol bene, ma “insomma, io saprei stare sola, piuttosto che con un uomo che non mi apprezza.”
Mente, in buonafede, ma mente. Il dolore della separazione dal suo uomo la ucciderebbe. Ma lei non lo sa. Lo so io.
Costanza è ardimentosa, pronta alla pugna, intrepida: “Ma certo che potrei stare sola! Sarebbe di gran lunga preferibile ad una estenuante agonia”. Non mente, lo farebbe. Il suo cuore è tanto grande che può contenere ampiamente il dolore di una separazione in età, e ci sarebbe ancora posto per altre delusioni! E comunque proprio sola non sarebbe, ha in dotazione una famiglia ampia e amorevole che le ha fornito nel tempo una ricca scorta di fiducia bastevole per il resto dei suo giorni. Fortuna, assistita dal carattere.
Attilia è stata da poco lasciata dal Principe Vermiforme che dapprima l'aveva salvata dall'abisso del post-separazione travolgendola in un amore tanto totalizzante quanto salvifico, per poi mollarla dopo qualche anno, con la collaudata tecnica della fuga silente.
Solita storia dunque, anche se lei non lo insegue apertamente, forse perchè in questo caso la controparte è coniugata ed è chiarissimo che il Verme non intende lasciare la moglie-mela, per quanto questa possa essere aspra, per altra frutta ancorchè dolcissima come Attilia...
Non commenta, dunque, Attilia, con la ferita ancora suppurante e una travagliata convalescenza da consumare.
Poi ci sono io.
Io che sentenzio e tutto so.
Sola, sola da parecchio. Io con le mie innumerevoli storie amorose e di sesso. Io burbanzosa e saccente, tuono dal pulpito del tavolo del ristorante greco nel quartiere universitario. Non giudico, non critico, fungo da specchio e rifletto immagini dolentemente umane. Impietosa rimando al mittente rughe e illusioni.
Ora mi chiamo Amanda, ma come commenterebbe la compagnia della mezza età che il mio nome all'anagrafe è Marcello?...

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