PREMIO LETTERARIO PANCHINA |
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EDIZIONE 2010 - Racconti |
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Acqua di Massimo Ubertone
La ragazza dal vestito bianco è seduta con le ginocchia unite e le mani appoggiate sulla borsetta. E' un atteggiamento un po’ d'altri tempi, da signorina perbene, e se c'è una cosa che Adam trova sexy nelle donne è proprio quando se ne stanno così compunte, attente a non trasmettere alcun richiamo sessuale. In fondo, lo sanno tutti che il modo migliore per rendere interessante una qualsiasi cosa è fare finta di nasconderla. Sarà per questo forse che le fantasie erotiche degli uomini sono piene di suore, infermiere in divisa, e professoresse con tailleur e occhiali. La ragazza guarda dritta davanti a sé, ma Adam ci giurerebbe che anche lei in questo momento lo sta valutando, sta facendo le sue considerazioni... Strano però
che, così perfettina com'è, abbia le scarpe di tela tutte
bagnate. Magari si chiama
Eva. Però, con quest'acqua che sale avrebbe fatto meglio a mettersi delle scarpe con la suola di gomma, come ha fatto lui, non quelle scarpine di tela bianca... Eva, ma figuriamoci... ce ne sono a decine di nomi che cominciano con la e: Evelyn, Edna, Ella, Esther... Chissà cosa farà adesso che l'acqua le arriva alle caviglie, se le toglierà, le scarpe, o lo troverà un gesto troppo volgare... No, se le tiene...c'era da giurarci... Continua a guardare fisso davanti a sé, ma forse aspetta che sia lui a fare qualcosa, a prendere l'iniziativa... Del resto, se Adam non si sbriga ad attraversare quei tre metri che separano le loro due panchine, tra poco l'acqua sarà troppo alta, e si troveranno definitivamente isolati l'uno dall'altra, come su due diverse sponde di un lago. Adam si fa coraggio, e con l'acqua ormai all'altezza della cintura si muove verso di lei. Certo, la situazione è imbarazzante... Che cosa le può dire adesso? La storia di Eva? Gli sembra troppo stupido e arrogante...Intanto non è affatto probabile che lei si chiami Eva, e poi tirare fuori la storia di Adamo e Eva sarebbe proprio come suggerire che tra loro due... In ogni caso è troppo tardi anche per questo tipo di approccio. L'acqua è arrivata al collo della ragazza e il ciondolo non si vede più. A questo punto se parlasse della lettera E dovrebbe confessare che già da prima la stava spiando di nascosto... Però ormai sono così vicini che qualche cosa dovrà pur dire... Si sente proprio
uno scemo; con l'acqua che arriva ormai alla gola se ne sta lì
paralizzato da un groviglio di sensazioni contraddittorie: desiderio,
vergogna, speranza e anche un sentimento nuovo...strano... che forse...
Subito però
l'acqua, salendo, le copre la bocca, il naso, gli occhi, infine i capelli:
in pochi secondi di quella luce non resta che un ultimo bagliore verde,
come quello che qualcuno racconta di aver visto brillare ai tropici,
per una sola volta, nell'attimo preciso in cui il sole scompare nell'oceano.
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