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Orologi
di Pier Paolo Mattei
- Guarda questo! Non è bellissimo?
- A me piace questo.
- Lo sapevo! Guarda, non ti mettere strane idee in testa che questa
collezione è strettamente personale. Piuttosto…
Erika si gettò sulle labbra di Matteo con foga, infilandogli
la lingua nella gola.
- Erikaaaa! Tra poco si mangia! – urlò una voce dalla cucina.
- Arriviamo! – lei si staccò meccanicamente e rispose,
lasciando gli ormoni di Matteo in subbuglio.
- Non che ci tenessi a farti venire a cena - disse lei sottovoce –
ma sai, mio padre è così. Se esco con un ragazzo lo vuole
conoscere. Mi tormenta!
- Nessun problema. E poi tuo padre sembra uno a posto, l’ho visto
prima…
- Sì, poi alla fine… - Erika si avventò nuovamente
su di lui, riprendendo il discorso. Lui partì al contrattacco,
infilandole le mani sotto il maglione. Mentre stava per toccare il paradiso,
Erika si ritrasse.
- Aspetta! Sei matto? Se entra mio padre è capace di farti a
fettine! – disse lei, ricomponendosi.
Mentre Matteo si stava chiedendo in quale modo lecito avrebbe potuto
calmare quel branco di rinoceronti scatenati da Erika, lei prese un
altro pezzo dalla sua corposa collezione e glielo porse.
- Guarda qua! L’ultimo arrivato. Questo modello lo usano i paracadutisti,
se spingi qua diventa un altimetro!
- Bello. Il cinturino poi è stupendo! – Matteo cercò
di trovare da qualche parte un pò di interesse.
- E il tuo? Fa vedere! – Erika prese il polso di Matteo e lo tirò
con forza verso di sé. Matteo sorrise. L’irruenza di Erika
non faceva altro che eccitarlo ancora di più.
- Ma questo è diverso da quello che avevi l’altro giorno.
- Si, l’ho comprato stamattina. E’ la prima volta che compro
un orologio da sub – disse lui, che ben sapendo della passione
di lei, si era premunito.
- Ma che colori! – disse lei, continuando a girare e rigirare
il polso. Poi prese a baciargli l’avambraccio, il bicipite, via
via salendo, fino al collo.
Quando fu il momento della bocca, arrivò il richiamo da dietro
la porta.
- Ragazzi! E’ pronto!
- Veniamo subito! – e poi rivolta a Matteo, in un orecchio –
dopo cena i miei vanno a letto presto. Restiamo a vedere la televisione
sul divano…
Non fece tempo a finire la frase che prese il lobo dell’orecchio
tra le labbra, sospirando. Matteo pensò che quella sarebbe stata
la cena più lunga della sua vita.
Mano nella mano, arrivarono in sala, dove trovarono la tavola apparecchiata
e si sedettero entrambi. Matteo notò che aveva la porta della
sala alle spalle e la cosa lo metteva a disagio. Ma il pensiero del
dopocena sovrastava tutto.
- Assaggia questo vino, lo fa mio nonno, è buonissimo –
disse Erika, riempiendo il bicchiere di Matteo – non hai ne mai
assaggiato uno così!
- Poco però - e si portò alla bocca il calice di cristallo.
Il vino era molto forte e aveva un leggero sapore di mandorla che lo
rendeva piacevole.
Chiacchierando con Erika, Matteo bevve gradualmente tutto il calice.
Dopo qualche minuto, mentre si sedevano il fratello di Erika e la mamma,
Matteo cominciò a sudare. Parlava e sudava.
Si rese conto che era meglio darsi una rinfrescata, ma le gambe non
rispondevano. Fu preso dal panico.
- Erika, accompagnami al bagno. Sto male! – disse sottovoce.
- Non ti preoccupare, il vino è molto forte.
- Ma…
Svenne sulla sedia.
Il papà emerse dalla porta, con un contenitore in mano.
- Prima io – disse Erika, aprendo il contenitore.
Estrasse una mannaia e prese il braccio di Matteo. Lo posò sul
tavolo e lo tranciò di netto.
- Quest’orologio mancava proprio, alla mia collezione! –
disse trionfante, mentre il papà, con un taglio da chirurgo,
staccò di netto la testa di Matteo e la porse alla moglie, per
la cena.
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