torna
al sommario
Gelato
alla menta
di
Katia Brentani
Ok, lo ammetto quando hai detto “a me il gelato
piace in modo particolare” mi sarei dovuta insospettire.
La mia natura fiduciosa ha ignorato i campanelli d’allarme e ti
ho seguita al tuo albergo.
Lavori in banca e questo per mia madre è un punto a favore. Hai
i capelli corti e nessun orecchino al lobo né destro né
sinistro e anche mio padre avrebbe votato per te.
Ti ho scodinzolato dietro fiduciosa anche se non ho capito perché
invece di due coni al gusto puffo e amarena o cioccolata e panna hai
ordinato un chilo di gelato alla menta. Gusto che detesto.
E ora camminiamo con circospezione lungo il marciapiede tentando di
scansare la gente che si riversa in spiaggia.
Ho pensato che forse ami, come la mia amica Marina, mangiare il gelato
direttamente dal barattolo.
Lei usa il cucchiaione del minestrone per sbavarsi mezzo chilo di gelato
allo yogurt con fragoline.
Arrivati in albergo hai ignorato i tavolini della hall e ti sei diretto
in camera con me alle calcagna che ti osservavo, perplessa.
Il gelato alla menta inizia a cedere, formando rivoletti verdi sui pagliacci
con palloncini che decorano il barattolo.
Ti ho sorriso imbarazzata quando hai chiuso la porta della camera.
“Togliti i sandali” la tua voce ha un tono roco e gli occhi
brillano di una luce sinistra.
Fisso i miei piedi
Indosso un paio di pantaloncini corti, una maglietta senza maniche e
gli infradito.
Quali sandali?
“Forse gli piace mangiare il gelato scalzo” penso, sbirciando
il terrazzino alla ricerca di un tavolino inesistente.
“Vuoi mangiarlo a piedi nudi?” azzardo.
“Mangiarlo?” ti stupisci, emergendo per un istante da quella
specie di trance in cui sembri caduto “io odio il gelato, lo prendo
alla menta perché rinfresca”.
I campanelli d’allarme questa volta suonano come l’ambulanza
mentre trasportava nonna Flora all’ospedale durante l’attacco
di cuore.
Mi alzo in fretta proprio nel momento in cui hai iniziato a spalmarmi
la gamba con il gelato.
“Non ho fatto la ceretta per questo” penso, scappando come
una lepre il primo giorno di caccia.
La hall per fortuna è deserta.
Mi chino
e inizio a raccogliere con le dita il gelato alla menta che mi cola
sulla gamba.
“Vuoi un fazzolettino di carta?”
Alzo la testa, un ragazzo con la divisa da cameriere, mi fissa ironico.
Vorrei dirgli che io non ho nulla da spartire con quel maniaco, che
l’ho appena conosciuto e ha ragione mia madre quando afferma di
non fidarsi degli sconosciuti. Ma poi penso che tutti gli amici sono
ex sconosciuti.
“Io il gelato preferisco mangiarlo” ride il ragazzo, continuando
a porgermi fazzolettini di carta.
“Ha visto troppe volte Nove settimane e mezzo” sibilo, maledicendo
la mia amica Marina. Sostiene che faccio vita troppo ritirata, che non
so mettermi in gioco, che prima di uscire con qualcuno lo sottopongo
al terzo grado.
“Pure le radiografie” borbotto, continuando a pulire la
gamba, che rimane appiccicosa.
“Vuoi qualcosa da bere?” domanda il ragazzo “io mi
chiamo Mattia”
Nel trambusto non l’ho degnato di uno sguardo e devo ammettere
che è proprio carino.
“Silvia” mi presento, porgendo la mano.
Odoro di menta come una pastiglia per la gola.
Intanto Mattia ha versato dell’acqua tonica con ghiaccio e limone
in un bicchiere.
Bevo con avidità, lo ammetto, sono una pavida.
La trasgressione più trasgressione è stata dormire al
cimitero del paese, una notte con i miei cugini, raccontandoci storie
horror.
“Vieni a prendere un gelato con me questa sera, smonto alle dieci”
Osservo Mattia per vedere se mi sta prendendo in giro, ma non vi è
ombra di scherno sul suo volto.
“In una gelateria?”
“La migliore” promette “a un classico tavolino con
la tovaglia a fiori, ci sono anche le bolle di sapone per attirare i
bambini e non solo quelli”
Sorrido, rilassata.
“Ora devo andare” lo saluto “ci vediamo stasera, ti
aspetto al mio albergo, Costa Fiorita”
“So qual’è”
Sto già uscendo, ma mi giro come folgorata.
“Che gusto ti piace?” urlo.
“Puffo e amarena” risponde pronto.
Le anime gemelle esistono.
torna
al sommario