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Chiara
di Stephanie Pascali
Gli occhi truccati che sembri una troia, il pantalone
a vita bassa, ma talmente bassa che mutande e culo ti son fuori, la
canotta trasparente e sottile, la camicetta leggera ed aperta che si
vedano bene le tette, Chiara esci di casa. I capelli di mille colori
l’anella al naso, le Nike da palestra, il giubbotto di jeans,
la cicles in bocca, lo zaino sulle spalle; vai a scuola.
La scuola, la classe, i compagni, i professori, l’ angoscia e
lo stress……
La prof. d’Inglese con gli occhiali tondi quelli grandi di metallo
che porta solo tua nonna, la prof. d’Inglese con i capelli lunghi
neri e sporchi, sempre sporchi, la prof. d’ Inglese che parla
con un filo di voce, sottovoce, che spiega tanto ed in fretta, senza
guardare, senza pensare. La prof. d’ Inglese che non vuole sentire
rumori, che non vuole aprire la porta, che tira sempre le tende, che
non sorride mai, che non ti ascolta, la prof. d’ Inglese anoressica,
impressionante guardarla ; la prof. d’Inglese cattiva, impossibile
ragionare, la prof. d’ Inglese che parla male anche l’Inglese.
Chiara e lo sguardo assente perso nella parete che tanto è inutile
stare ad ascoltare; le braccia incrociate sul banco, il foglio bianco,
la penna che tanto non riesci a scrivere; la testa che gira, la noia,
l’incomprensione, i pensieri, la ricreazione, la merenda, il caffè
e la paglia.
La prof. d’Italiano ed il suo mondo, con i suoi viaggi, i suoi
racconti, che parla, parla tanto ma solo di quelli. La prof. d’Italiano
un po’ grassa che veste male e che non si lava spesso, sempre
esaurita , sempre stanca. La prof. d’Italiano ed il cellulare
acceso. La prof. d’Italiano persa, completamente persa, che non
comprende, che da compiti, verifiche, che valuta e che poi sbaglia ed
allora ricomincia con compiti, verifiche e poi valuta e poi sbaglia
ancora.
Chiara e la mano alzata, in attesa di uscire, per andare in cesso, poi
a fare un giro, poi al bar, che tanto è inutile restare dentro.
I passi per il corridoio le scarpe slacciate i laccetti bagnati, le
macchinette, le monetine le bottigliette, i cioccolatini, gli amici,
i ragazzi della classe a fianco, i bidelli, le solite parole, le brutte
risposte, l’indifferenza, … tanto è sempre tutto
uguale.
Il prof. di Matematica con il capello brizzolato, sessant’anni
o forse più che pensa di essere un gran figo. Il prof. di matematica
e la sua sclero, lingua di fuori quando spiega e pacche sulle spalle
vicino alla lavagna.
Il prof. di Matematica che della sua materia non ricorda poi molto,
che non gliene importa più nulla, che non vorrebbe quella classe
mista, che non dice mai niente su pantaloni a vita bassa, canotte scollate
e camicette sbottonate.
Il prof. di Matematica che ci prova un po’ con tutte.
Chiara ed il giubbotto di jeans chiuso che anche se non è freddo
ti senti meglio così, lo zaino sul banco che ci si potrebbe nascondere,
le braccia conserte, le gambe chiuse, sempre seduta, stretta invisibile
nel tuo banco.
L’attesa, il vuoto, i silenzi, gli sguardi, i compagni, la lavagna,
le operazioni, i muri, il soffitto, i pensieri, la porta, il corridoio,
le scale, il suono della campanella.
L’ultima ora, il cancello aperto, lo zaino sulle spalle, lo sguardo
basso, i passi lenti, l’autobus, la strada, il portone, tua madre,
l’amico di tua madre, la minestra, il vino e la tele.
I libri sul letto, il tuo ragazzo, la stanza, il sesso, la birra, la
musica, la tua migliore amica, la notte, la disco, lo sballo, il fumo,
le pasticche, il mal di testa, il poco tempo, il giorno........
Gli occhi truccati che sembri una troia, il pantalone a vita bassa,
ma talmente bassa che mutande e culo ti son fuori, la canotta trasparente
e sottile, la camicetta leggera ed aperta che si vedano bene le tette,
Chiara esci di casa. I capelli di mille colori l’anella al naso,
le Nike da palestra, il giubbotto di jeans, la cicles in bocca, lo zaino
sulle spalle,........anche oggi vai a scuola.
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